PROGRAMMA AMBIENT'ARTI 2013
venerdì 19 luglio
ore 17 -19 Laboratorio di Fotografia - basi sulla fotografia digitale a cura di Ikonografica
ore 20,30 Autobiografia Collettiva con i Cittadini di Morino
TEMPI DI COTTURA cena spettacolo
(a prenotazione € 15,00 adulti, € 10,00 bambini)
a cura del Teatro Lanciavicchio
sabato 20 luglio
ore 17 -19 Laboratorio di Fotografia - fotografia di scena a cura di Ikonografica
ore 21,30 Teatro Contemporaneo 120 KILI DI JAZZ di e con CESAR BRIE
120 kili di jazz
Ciccio Méndez vuole entrare a una festa per vedere la sua innamorata (che non sa di esserlo). Decide così di fingersi contrabbassista del gruppo jazz che allieterà la serata.
Méndez non sa suonare il contrabbasso, ma con la sua voce da uomo delle caverne imita alla perfezione il suono delle corde.
Dovrà riuscire a sostituire il vero contrabbassista del gruppo e a nascondere a tutti la propria incapacità di suonare lo strumento.
Dietro questo racconto si celano tre amori: l’amore non corrisposto per una donna per la quale si finirebbe all'inferno; l’amore per il jazz, che aiuta Ciccio Méndez a sopportare la sua immensa solitudine, e l’amore per il cibo, nel quale Ciccio trova brevi e appaganti rifugi e consolazioni.
Ciccio Méndez non è mai esistito. Nasce dalla cattiva abitudine di due amici robusti che ho perso di vista i quali, seduti ai miei fianchi in una classe del Colegio Nacional Sarmiento a Buenos Aires, mi facevano fare la parte del prosciutto nel panino, schiacciandomi in mezzo a loro.
César Brie nasce a Buenos Aires, Argentina.
Arriva in Italia a 18 anni con la Comuna Baires,gruppo teatrale di cui è cofondatore, recitando in più produzioni, dirette da Renzo Casali e Liliana Duca.
Si separa dalla Comuna nel 1975 e comincia a sviluppare un’arte apolide, a stretto contatto con le molte realtà incontrate in una vita passata per scelta in esilio.
Nel 1975 crea a Milano il Collettivo teatrale Tupac Amaru, Nel 1978 scrive e mette in scena lo spettacolo A Rincorrere il Sole, assolo sul suicidio, che anticipa in modo spietato e doloroso la sconfitta del movimento di lotta.
Segue E Tentavano infine di scappare, sul tema dell'elettroshock, e Ehi, lavoro sul tema della morte, in collaborazione con Danio Manfredini.
Dal 1981 al 1990 lavora insieme a Iben Nagel Rasmussen nel Gruppo Farfa e poi nel Odin Teatret di Danimarca nelle vesti di autore, regista e attore. Tra i titoli di questi anni: Matrimonio con Dio e Talabot con la regia di Eugenio Barba. Dirige e scrive Il Paese di Nod, che rappresenta insieme alla Rasmussen, sul tema dell'esilio.
Nel 1991, fonda in Bolivia il Teatro de Los Andes. Con questo gruppo ha creato spettacoli che partono dalla storia o dai classici, ma calati profondamente nell’attualità: una serie di lavori esemplari destinati a girare il mondo:Romeo e Giulietta, Ubu in Bolivia, I Sandali del Tempo, Solo gli
ore 22,30 Concerto jazz - FREE MAN QUARTET
domenica 21 luglio
ore 16,30-18 Laboratorio di Fotografia - reportage e documentazione a cura di Ikonografica
ore 18.00 Rassegna di Teatro per Ragazzi
PINOCCHIO e il diritto a non essere un burattino -
Coro delle voci bianche della società aquilana dei concerti B.Barattelli -Teatro Lanciavicchio
PINOCCHIO E I DIRITTI DI UN BAMBINO
di Stefania Evandro
con Stefania Evandro, Alberto Santucci, Rita Scognamiglio
Scenografia Antonio Silvagni /Ivan Medici
Costumi e Scenotecnica Lanciavicchio / Ivan Medici
Realizzazioni video Antonio Silvagni, Giuseppe Morgante
Disegni e animazioni Caterina Sebastiani
Musiche Originali Stefano Baiocco
Coro di Voci Bianche della Società Aquilana dei Concerti B.Barattelli
Regia di Antonio Silvagni
Il libro più conosciuto della letteratura per l’infanzia in italia, uno dei personaggi della letteratura più famosi nel mondo, la storia più utilizzata per films, cartoni animati, spettacoli teatrali , musical, fumetti videoclip e gag d’avanspettacolo, non c’era certo bisogno di un nuovo spettacolo del Lanciavicchio per raccontarcelo…. ‘diranno subito i miei piccoli lettori . No ragazzi avete sbagliato, c’era una volta …..un nuovo spettacolo teatrale che prova a dare ai geppetti, alle fate, ai gatti e alle volpi, ai grilli parlanti, alle balene alla giustizia, e a tutti gli altri una nuova possibilità di relazione con Pinocchio e il suo essere diverso, che non sia il confrontarsi con un pezzo di legno da scolpire ma con un elemento della natura da ascoltare e comprendere.
Il ribaltamento del punto di vista caratterizza le ultime produzioni di teatro per ragazzi del Lanciavicchio, in particolare la scrittura drammaturgica della regista Stefania Evandro, gettando le basi sui dettami della Filosofia per ragazzi che prevede spettatori che rimangano attivi dal punto di vista intellettuale, spettatori che possono anche essere spiazzati dell’azione teatrale e dallo sviluppo narrativo dello spettacolo, ma ai quali si danno grandi spazi di riflessione per la ricostruzione problematica delle vicende del protagonista messe in relazione con il proprio vissuto. Uno spettacolo sul mondo dell’infanzia, un infanzia maltrattata e bistrattata dal mondo degli adulti, infanzia alla quale non si riconosce capacità di riflessione nè di scelta, alla quale non si dà cittadinanza se non garantisce di aver abbandonato il paese dei balocchi, e sepolto il sogno di diventare-rimanere bambino. Ma anche un mondo dell’infanzia capace di pensare, creare connessioni, e farsi delle domande… consapevoli che le risposte degli adulti non sono più sensate delle… bugie di Pinocchio.
Così nella frase finale del libro di Collodi ‘ Come ero buffo quando ero un burattino e come ora son contento di esser diventato un ragazzino per bene!’ non lo sentiamo più solo come un lieto fine ma come una trasformazione che pone delle domande esistenziali ai giovani spettatori … cosa lascio, … cosa divento? Le tecniche utilizzate saranno come sempre molteplici: al centro il lavoro dell’attore, ma intorno le immagini create dalle scenografie e dai costumi faranno parte integrante della scrittura drammaturgica dello spettacolo così come i disegni e le animazioni proiettate nello spazio scenico.
Lo spettacolo è accompagnato dalle musiche degli archi e dei flauti eseguite dal vivo e dal Coro di Voci Bianche della Società Aquilana dei Concerti B.Barattelli.